7 Maggio 2023

Children Press Office

Un punto di riferimento per i bambini e le famiglie

Nella nostra organizzazione c’è una figura fondamentale e instancabile, che si è unita a noi da qualche tempo e che ci fa piacere presentarvi.

Si tratta di Faith Mutua, l’assistente sociale che opera sul territorio e che rappresenta il collegamento fra le famiglie dei villaggi rurali, le scuole frequentate dai bambini e gli altri operatori di Children of Africa.

Solare, empatica e paziente, Faith è un punto di riferimento per tutti i bambini supportati, consapevoli che in lei potranno sempre trovare un appoggio.

Le abbiamo fatto qualche domanda per conoscere meglio lei e il suo lavoro!

 

Grazie per aver trovato il tempo per questa chiacchierata, Faith. Raccontaci qualcosa di più del tuo lavoro: di cosa ti occupi?

Seguo a 360 gradi il percorso dei bambini coinvolti nel progetto: visito le loro case, cerco di capire le condizioni delle abitazioni, come sono strutturate le famiglie, cosa fanno per vivere e se si prendono cura dei figli.

Se da queste visite emergono aspetti che possono essere migliorati, lavoro in insieme ai genitori per introdurre buone pratiche igieniche, sanitarie e domestiche, e mi accerto che i bambini godano di buona salute; se necessario, li accompagno anche in ospedale o prenoto per loro le visite mediche.

Quando visito le scuole, mi confronto con gli insegnanti sul percorso scolastico dei bambini e faccio spesso da tramite fra la scuola e i genitori.

 

Sembra impegnativo! Cosa ti ha spinta a diventare assistente sociale?

Amo stare in mezzo alle persone e lavorare a stretto contatto con le comunità. Mi piace vivere nuove esperienze e non ho mai preso in considerazione un lavoro di routine: mia madre era sicura che sarei diventata una conduttrice di telegiornale, perché da piccola ne ero affascinata, oppure un’infermiera, ma non potrei mai, il sangue mi fa troppa impressione!

A un certo punto ho anche preso in considerazione l’idea di frequentare un corso per diventare contabile, ma non me la cavo bene coi numeri, quindi… sono molto contenta di aver seguito la mia passione e di essere diventata assistente sociale!”

Si tratta di un lavoro molto sfidante, che ha un forte impatto sulle comunità

Lo è certamente: mi trovo continuamente di fronte a piccoli e grandi ostacoli da superare, ma lo faccio sempre con entusiasmo.

Organizzare gli incontri con i genitori, per esempio non è per nulla semplice: molti di loro non hanno telefono né elettricità e l’unico modo per contattarli è fare passaparola con i vicini.

Le grandi distanze e la mancanza di mezzi di comunicazione efficaci rendono tutto molto complicato. Anche assicurarmi che, alla fine di ogni trimestre, i genitori prendano visione delle pagelle dei figli non è semplice come potrebbe sembrare: molti di loro sono analfabeti e a volte i report vengono smarriti o addirittura nascosti dai bambini meno disciplinati.

Quando i bambini si ammalano, vengo avvisata dalle scuole e mi assicuro che i genitori li facciano curare al meglio, vincendo il timore degli ospedali e dei medici.

La comunità in cui vive la famiglia ha un’influenza molto rilevante: per esempio, può capitare che la malattia venga vista come conseguenza di un maleficio e i genitori nutrano poca fiducia nella medicina. Sta a me aiutarli a capire e superare i loro timori.

Affronto ogni giorno consapevole che porterà di certo qualche novità. A volte sarò felice e a volte arrabbiata, ma sempre contenta di aver scelto questo lavoro.

 

Come entri in contatto con le famiglie destinatarie delle tue attività?

Le segnalazioni arrivano dalle istituzioni locali che si occupano di protezione e benessere dei bambini. Altre volte veniamo contattati dai capo villaggio, perché con molti di loro abbiamo rapporti di stima e collaborazione. Mi è anche capitato di notare bambini in strada, durante le visite ai villaggi, e ho chiesto loro come mai non fossero a scuola, stabilendo così un primo contatto.

 

Quali criteri vengono utilizzati per determinare se un bambino abbia le caratteristiche per entrare a far parte del programma di sostegno?

I criteri sono numerosi e molto dettagliati. Uno di questi riguarda senza dubbio la possibilità o meno per il bambino di frequentare la scuola in maniera continuativa. Ce ne sono però anche altri: se proviene da famiglie monogenitoriali, il livello di educazione e l’impiego dei genitori, quanto è numerosa la famiglia, le condizioni igieniche, casi di malnutrizione, maltrattamento o disabilità… Abbiamo una procedura stabilita e chiara per prendere queste decisioni.

Si tratta in ogni caso di un percorso che comincia appunto con l’osservazione del contesto. I genitori vengono poi coinvolti in incontri dedicati e, quando possibile, anche accompagnanti a visitare le scuole, dopodiché firmano un accordo con Children of Africa e sanno che dovranno rispettare alcune regole precise per continuare a far parte del programma.

 

Grazie di cuore per tutto quello che fai, Faith, per essere sempre così positiva e non lasciarti scoraggiare neanche davanti alle situazioni più complesse. Apprezziamo tutti davvero molto il tuo lavoro!