Il coinvolgimento dei giovani
Il Kenya non è nuovo a manifestazioni di piazza, anche violente, ma questa volta sembrano esserci un’intensità e una spinta differenti, dovute anche all’ampio coinvolgimento dei giovani.
“I giovani, soprattutto quelli che vivono a Nairobi, riescono oggi a sentire una speranza per il futuro” spiega Michele Senici, coordinatore dei progetti di Children of Africa. “La crescita sociale è possibile ma le nuove imposizioni fiscali non la faciliterebbero. Una tassa come quella sugli assorbenti che non vengono prodotti localmente, ad esempio, ha ovviamente generato scontentezza fra le donne, che sono sempre più consapevoli di poter far sentire la propria voce”.
Come sempre il Kenya vive al suo interno situazioni molto differenti soprattutto tra città e aree rurali. Nelle zone in cui opera Children of Africa, da Mombasa lungo tutta la costa fino al confine con la Tanzania, le manifestazioni non sono state così violente. Anche qui, però, si respira un’aria nuova. “Questa protesta è la prima nella storia del Kenya a essere iniziata sui social media” racconta Michele. “La promuvono i giovani della Gen Z che non sono mossi da tribalismo o appartenenze politiche ma da necessità reali e sogni concreti.
Anche il corteo di Nairobi ha una base allargata di persone pacifiche che hanno organizzato una protesta vivace ma colorata, piena anche di ironia e musica. Lo stesso è successo ad esempio qui a Ukunda, dove gli episodi violenti si sono ridotti al lancio di qualche pietra e al rogo di alcuni copertoni”.
I social network hanno avuto un ruolo importante nel consentire l’allargamento della protesta. In queste ore, però, in molti lamentano una diminuita disponibilità dell’accesso a internet.
Il governo aveva assicurato che non sarebbe intervenuto con limitazioni di questo tipo, ma la principale compagnia di telecomunicazioni del paese ha riportato interruzioni su due cavi sottomarini che permettono il traffico nel paese.